Sara, Bene Vagienna, 25 anni, capelli ricci; zaino 40 litri sempre pronto per partire; curriculum discreto; un sacco di idee per la testa, altrettante energie in corpo; esperienze disparate collezionate nel corso del tempo, apparentemente sconnesse tra loro, ma che io saprei mettere in fila benissimo; poco timida, molto disordinata; decisamente curiosa, talvolta al limite dell’incoscienza costruttiva; determinata quanto basta per imbarcarmi con entusiasmo in un progetto in cui ho voglia di esser parte. Così mi presenterei se fossi al primo giorno delle elementari. Invece qui in Tanzania per ora so solo dire “Jina Langu ni Sara”, azzeccando probabilmente solo l’accento del mio nome.
Sono arrivata tra i baobab e le strade sterrate di Kongwa l’ultima settimana di marzo, lasciandomi alle spalle un Monviso ancora bianco e una campagna di provincia che iniziava ad accennare un po’ di primavera. Sono partita come Servizio Civile all’estero, selezionata in supporto della sede LVIA – Tanzania. Mi sono calata in questa esperienza, unica per le sue condizioni, con il privilegio e la responsabilità di indossare la “maglietta” di giovane italiana e di volontaria LVIA. Sono parte di un progetto di pace che scommette a piene mani su un’esperienza forte di cittadinanza attiva puntando tutto sulle generazioni future del nostro Paese e la cosa per me ha un valore aggiunto, perché ho scelto di prestare il mio servizio con LVIA, che è espressione del mio territorio, e quindi della mia cultura, della mia educazione, della mia storia, della mia gente, della mia famiglia, così come lo sono anch’io.
Per questo, non solo mi porto dietro un po’ della mia provincia, ma la scommessa equivalente che mi motiva in questo progetto di cooperazione e di scambio, è la sfida di tornare a casa, tra un anno, con qualcosa in più da condividere, ripagando così quest’investimento in capitale umano che io credo essere la chiave vera dello sviluppo coordinato di tutti i Paesi del mondo.